Shit Quality

Oggi, verso le 08.45, mentre camminavo di fretta per andare dal besagnino, ho pestato un’enorme merda di vacca. Quasi in centro città. Eccheccazzo.

Erano già alcuni anni che, uscendo di casa alla buonora, pestavo quotidianamente merde di cane che sono sì tenaci, collose ed oltremodo puzzolenti (e shiftarle dal carrarmato non è una cosa semplice), ma almeno sono piccole. Questa è una montagnola fetida e marrone.

Mentre mi dimeno, inzaccherato fino alle caviglie ed elencando santi in serie (cosa che un buon agnostico dovrebbe giammai fare..) mi si avvicina Luigi, intento a pascolare il suo spinone e mi dice:

– Compagno, di che ti lamenti? Prova a fare un’astrazione, non considerare la “quantità di merda” ma la sua qualità. La vacca si nutre di erba, la digerisce attraverso i suoi tre stomaci, la elabora nell’intestino ed infine ne espelle il rifiuto. Trattasi comunque di erba, una cosa che conosciamo bene e ci ha sempre reso felici.

Ho avuto un flashback sfolgorante in cui io e la mia fidanzatina del liceo ci rotolavamo ignudi in un campo d’erbe altissime e lussuraggianti… ma subito dopo ho ripreso a smadonnare per i miei nuovissimi jeans Levati’s marchiati indelebilmente di sterco.

– Non vuoi capire eh? Quella montagnola rappresenta qualcosa che noi comprendiamo ed amiamo: dentro di essa ci siamo tutti noi, traditi dai partiti progressisti che, asservendosi alle élite economiche, hanno perso contatto con la loro base elettorale. E adesso ci tocca sperimentare qualcosa che vada in direzione diametralmente opposta! Ma che te lo dico a fare, tu sei troppo di nicchia, tu pesti ogni giorno centinaia di merde di lombrico…

Con un grosso punto interrogativo sospeso sul cranio mi avvio verso casa caracollando, per non sfregare i tarzanelli uno sull’altro e peggiorare la situazione di miei pantaloni.

Entro in casa

Mi spoglio

In mutande mi stravacco su divano

E… mi investono le notizie del TG edizione straordinaria…

parole inutili

Il Sole è una piccola stella

Una vecchia stella, prossima a spegnersi…

Vedrete, tra qualche millennio, voi intenti ad affastellarvi come mazzi di giunchi, ad accapigliarvi per qualcosa di vitale, imperdibile, essenziale.

Vi guardo da qui e non comprendo l’affanno e la bramosia, cosiccome mi è difficile discernere il vero, il possibile, il sormontabile: un giorno con la bava alla bocca per l’eccitazione, col fiatone dell’affaccendarsi compulsivo, un altro depressi e spenti, rannicchiati all’angolo.

Ad un tratto, senza preavviso, la luminosità si farà fioca ed i gas costituenti l’atmosfera solidificheranno, coprendo con un manto gelido il brulichio zelante e pervicace, ma sostanzialmente inutile. Saremo materia di studio per qualche civiltà aliena che verrà a visitarci, trovandoci cristallizzati nei nostri atti consueti. O forse ci andrà ancora una volta di culo, ma sarà questa prima avvisaglia di fine a rendere tutto differente: l’apparire dei titoli di coda.

Non alzatevi mai, vedendo scorrere i nomi dei protagonisti, che siete voi e son io.

Oggi guardavo mio figlio approssimarsi all’edificio scolastico con l’umore di un condannato che si appresta al patibolo. Partecipo di striscio alle sue lotte infruttuose contro l’omologazione delle menti e l’incomunicabilità dei social network, a favore delle regole immutabili della natura: procedere in direzione ostinata e contraria è una cosa che si impara già da ragazzi, tanto più lui che è molto più consapevole di quanto fui io a quella stessa età.

A volte sento le lotte dei miei nonni antifascisti, di mio padre per i diritti dei lavoratori, mie, per trovare uno spiraglio di vita possibile e quelle piccole, in embrione, di mio figlio

inutili

gridare

…guardati bene dall’anno che passa…

Non far trascorrere un anno senza scrivere sul blog…

(…li vedi quei loschi figuri, coperti di fango, dibattersi con ruspe e badili per frenare il discioglimento delle colline, a volte tocca franare a valle insieme a loro per capire il vero senso del fondo e del vuoto in cui ci siamo/ci hanno trascinato, quante volte abbiamo proferito codesta frase in senso figurativo, le facce in tv, la legge elettorale da approvare, il patto del nazzareno, le false rassicurazioni sugli stanziamenti che non arriveranno. Noi manteniamo profumatamente queste persone sui loro scranni dorati, li manteniamo per lasciarli guardarci affondare, trascinati a valle, indifferenti: appendiamoli per le palle, tutti, piuttosto, smettiamo di parlarne e facciamolo…)

un anno senza scrivere porta nero, sappilo…

(…e che dire, quali parole, quali frasi, riguardo a chi rimane in sospeso, a un lavoro che non sappiamo se vedrà il domani e a quali condizioni, che dire a chi resta, che dire a chi sta per andarsene, aspettando la parola fine, sdraiato nella sua stanza con la mascherina sulla faccia e i figli accanto, un timido sole a filtrare dalla persiana socchiusa… che dire a chi ha scelto di sparire per davvero, a chi è stato fatto sparire, a chi non troveranno mai, forse il mare di Costa Azzurra, infine, restituirà tutto. Che dire a colui che sta per arrivare, in anticipo rispetto al tempo prestabilito e che forse arriverà oggi: che dirgli…)

I pensieri hanno cessato di dipanarsi nitidi nella testa, rimane solo un confuso minestrone riassuntivo. Gli anni scorrono e non si disimpara a sciare, ma quando rimetti gli sci ai piedi, spesso ti spacchi un osso. Non si dimentica l’andare in bici, ma quando risali sui pedali, il primo fosso è il tuo. Invece si disimpara a scrivere, bisognerebbe tornare alle scuole elementari. La grafia è incomprensibile, i verbi non vengono su dritti, sostantivi sulla punta della lingua non escono mai mai mai.

E si disimpara a vivere, servirebbe ancora un paio di braghe corte e la polvere di un cortile. Barcollare talvolta, arrendersi mai.

sogno bucolico (overdose mattutina di focaccia)

Stamane, mentre rientravo dal turno notturno, proprio all’angolo tra via Lemani Dalnaso e piazza Melo Nellano, vedo un tizio con le brache calate atto a sfoggiare una considerevole dotazione cilindrica. Costui, roteando sapientemente il bacino, faceva in modo che questa specie di sbarra si ponesse d’ostacolo ai veicoli. Nella fattispecie il vecchio Feldskooter.

Rallento, svolto l’angolo con somma circospezione e… orrore!!!! Cento o forse centocinquanta scalmanati, chi in mutande, chi con le pudenda sciorinate alla brezza mattutina, nel bel mezzo della strada, fanno una cagnara assurda.

Alcuni recano cartelli con scritte sibilline, tipo “CI SIAMO ROTTI UCAZZ” oppure “CI AVETE SCASSATO LA UALLERA”.

 I più audaci roteano gli zebedei a mo’ di rudimentali bolas. Hanno campanacci da vacca al collo, fanno un gran baccano.

Le ultime donnine d’antico mestiere che, usualmente, alle 6 e 45 ancora popolano l’angiporto, si sono ritirate in fretta e furia nei loro alloggi.

Anche i vigili osservano la scena da una debita distanza, preoccupandosi più che altro che non vi sia spargimento di sangue o altri liquidi.

Sembra ovvio anche ai più impavidi vicolari:

se finisci lì in mezzo, sei assolutamente del gatto.

Ma io, infarcito con mezzo chilo di Focaccia alle Cipolle, divento coraggioso come un puma e mi avvicino all’omaccione dotato di tre arti inferiori (di cui uno privo di piede).

– Chi siete? Che cazzo fate in mezzo alla strada? Vorrei andare a dormire. E tu, bellimbusto, chimminchia sei?-

gli urlo, già pentendomene.

E lui, con somma educazione:

– Siamo cittadini adirati che protestano. Mai sentito parlare del Movimento dei Porconi?

Io sono Mariano Tungsteno, il loro leader.

Gino says II (destra e più destra)

Ieri mattina mi trovavo dalle parti della Stazione Principe e, passando di fronte al colonnato principale, nei pressi dell’eterno cantiere che mai finirà, vedo con la coda dell’occhio un sudicione sbandato che fa ampi cenni con entrambe le mani.

Mi avvicino ed è lui, Luigi Ginocchi detto Gino. E’ seduto su un pezzo di cartone nell’Angolo Dei Tossici, porta un eskimo verde sgualcito, ha le mani nere di un qualcosa simile al carbone da barbecue. Le unghie nerissime, come quando fai la carburazione alla vespa e poi ti asciughi sullo straccetto (nero). Barba di tre settimane, capello unto e una paglia rollata all’angolo della bocca. Esterrefatto gli chiedo cosa sia potuto accadere, se la Gisella l’ha messo alla porta, se ha iniziato a farsi a 45 anni, eventuali stati depressivi et similia.

– Ma no, tranqui, nàn….. sto solo facendo una colletta, non vedi? Chiedo dieci centesimi alla gente che passa. Sai una volta i tossici chiedevano 50 lire, adesso 10 cents mi sembrano equi.

– Ah, e come va?

– Guarda, sono qui dalle nove e ho racimolato settanta centesimi, meno di un terzo di ciò che mi ero prefissato….

– E’ che non puoi dire alla gente “10 cents per favore, devo farmi”!!

– Se gli dico il vero motivo della colletta mi sputano. Almeno gli faccio pena… Sai, l’altra notte mi è apparso in sogno mio nonno Ugo e mi ha fatto un cazziatone che lévati. Ha iniziato con “belinùn den loegu”, come suo solito e mi ha coperto di guano, poi se n’è andato senza nemmeno darmi i numeri del lotto. Mi ha detto che ha saputo che non vado più a votare dal 2007 e che sono un nescio.

– Eh, belin, ma il rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, approvato anche coi voti di Rifondazione, era cosa ben grave…. Molti di noi hanno voltato le spalle al PRC per quel motivo. A proposito, ma l’ha saputo solo ora? Tutto il mondo lo sa: hai scarnificato i maroni a mezza Genova con ‘sto fatto…

– Si vede che nei Cieli le cose arrivano dopo.

– Nei cieli? ma se era un mangiapreti e nemmeno al camposanto voleva andare.

– Certo, o mio stronzone, nei Cieli. Lui era un Giustone, un Partigiano, ha combattuto sui monti della val Borbera, è stato fedele alla linea fino all’ultimo. Quelli come lui stanno nei Cieli.

(e qui possiamo notare come Gino non si faccia mai mancare un sano stuozzo d’erba..)

– Comunque mi ha detto: ti rendi conto che l’italia, scritto piccolo apposta, è l’unico paese del mondo dove non esiste la sinistra? C’è uno schieramento di centro destra, che è il PD e poi ce ne sono tre o quattro di destra più o meno estrema, fino ad arrivare a “la Destra” che ha il nome con lei. A sinistra nulla. C’è il Cinquestelle, ma non fa parte degli schieramenti, quindi non lo consideriamo. Mio nonno sostiene che dobbiamo svegliarci tutti e capire che l’unica soluzione è Ciwati. Che è l’unico ad avere ancora un barlume di sinistra nel corpo.

– Scusa, ma tuo nonno conosce quel ragazzo e poi non sa i fatti del 2007? E, poi, l’UomoBiscia in tv ha detto che alle primarie Ciwati prenderà al massimo il 3,75%. Mica può apparire in sogno a tutti, eh, sai che sbattone.

– Sarà, ma ho sempre avuto massima stima in lui. Ma lo sai che fu proprio lui stesso a convincermi ad iscrivermi al PCI?

– Che si è sciolto dopo pochi anni. Gli hai portato nero al PCI. Perché non ti sei iscritto al PSI??

– Sfotti, merda… comunque il suo discorso mi ha convinto. E ora levati dal belino che con quei vestiti sembri uno sbirro in borghese e mi rovini la colletta.

– Ciao e vaffanculo. Saluta la Gisella e Pierugo.

Risalendo verso casa e riflettendo serenamente sullo strambo incontro, credo di aver capito le motivazioni che hanno spinto Gino alla colletta tossica: i 2,50 euro per le primarie PD. Lui non scucirebbe un cent, di tasca sua, per quel partito.

erano vent’anni o forse più…..

DIstrazione

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Era forse dai tempi del Vanilla.

Te lo facevano nerboruti giovinastri nerovestiti, quando tu dovevi uscire e poi, dopo un certo periodo, rientrare. Chesso’, limonare con una fanciulla lontano dal clamore, oppure girarti uno stuozzo, sempre lontano dal clamore. O, anche, fuggire da qualcuno cui dovevi cinquanta sacchi….

Si poteva ancora fumare, ovviamente sostanze lecite, nei locali. Anzi, nei posti “giusti” dei vicoli potevi fumare qualsiasi cosa, anche la zia Beppa, se riuscivi a sbriciolarla… poi ci voleva una doccia alle 5 di mattina, con la bolla al naso, per detergere la nicotina depositatasi sull’epidermide e nei capelli. Non avrei chiuso occhio (io all’epoca moderato fumatore) conciato come un posacenere.

E Silvio?

(lui ricorrerà d’ora in poi in ogni mio post, fino a quando questo blog si autodistruggerà.)

Allora…. Silvio era ancora soltanto un ricco imprenditore amico di Craxi, però c’era già in giro la crapa pelata di Galliani.

Balotelli era nel girello, ma già superava il metro e cinquanta. Vettel era all’asilo in qualche luogo dell’Assia, Haga frequentava le scuole medie a Nagoya e mio zio Pino le bettole di Cornigliano.

Avevo una Vespa Primavera che partiva in discesa sbattendoci dentro la terza, cosa molto agevole a Genova, dove non c’è un metro di terreno pianeggiante: a Voghera mi sarei rotto le balle di spingerla.

D’altronde la Triumph non aveva ancora ripreso la produzione e i piu’ fighi scorrazzavano in sella a Dominator ed Africa Twin, rombanti enduro dalle plastiche vivaci, oggi pezzi da museo.

Ci si metteva ancora il dito nel naso ai semafori, da cio’ deduco che uozzap non era ancora stato inventato.

Forse era ancor vivo Pietro Nenni, ma dovro’ documentarmi su Wiki.

(no, non era, decedette nell’80 n.d.r)

Comunque oggi al posto del Vanilla c’e un supermarket, i Pink Floyd non suonano più ed il vizio del timbro evidentemente persiste…

i 20 anni di Silvio.

E’ da stamane, sul treno, che provo a scervellarmi sul Ventennio di Silvio.

Che poi è un diciannovennio. Facciamo un 19,5-ennio.

Considerando il fatto che non ha governato per tutti quei 19 anni completi.

Però ha governato anche quando era all’opposizione, in quanto anche gli altri sono scesi sul suo medesimo piano per contrastarlo….

Facendo esattamente ciò che avrebbe fatto lui. Siamo tutti d’accordo su questo punto, ok? E’ importante.

Insomma, dicevo, l’obiettivo del mio scervellamento mattutino era ricordare com’ero io vent’anni fa. Com’era il mondo. Cosa c’era da fare, quali i costumi di quegli italiani, che mi appaiono così differenti da quelli di oggi. Sono perfettamente conscio che tutto è cambiato, ma non riesco a trovare il bandolo della matassa. Una sequenza di eventi che funga da traccia allo stravolgimento sociale.

C’erano già ragazze che per grano l’avrebbero lanciata sulla dentiera anche ad un vecchio rantegoso? Certo che c’erano. Non era un fenomeno di costume sociale, ma c’erano. E i bulli che ti apostrofavano col piglio superbo solo perchè erano più grossi, cattivi, numericamente presenti o meglio armati? C’erano anche quelli, c’erano. E i personaggi che menavano il can per l’aia con discorsi strutturalmente ed etimologicamente perfetti e dopo mezz’ora ti accorgevi che non avevano detto nulla? Belin, a tonnellate. C’era l’imbarazzo della scelta.

Ma allora, o le cose sono mutate in maniera impercettibilmente lenta, oppure sono invecchiato, è mutato il mio modo di pensare e, quindi, questo doppio cambiamento sincronizzato ha stravolto la percezione degli avvenimenti.

Comunque eravamo meno tatuati, ci si drogava con sostanze diverse, nessuno passava la vita attaccato al cellulare, che era per pochi abbienti, o al tablet, che ancora non esisteva, non c’erano telecamere ovunque, inclusi gli appostamenti trabocchetto volti a fare cassa, potevi bere un otre di barbera e fumarti un ettaro di maria che nessuno al posto di blocco ti asportava un capello o ti ficcava in bocca uno stick di drug test, facendoti contemporaneamente soffiare in un coso simile al microfono dei Village People. L’ondata di immigrazione sudamericana non era ancora iniziata e mia nonna era ancora viva. C’erano ancora alcuni centimentri di spiaggia libera sul litorale. Ci potevi piantare una tenda, rischiando una ramanzina e una multa, non la corte marziale.

C’era una parvenza di politica, residuale ma ancora presente.

La sinistra era annacquata ma non come oggi, un centrodestra con un simbolo differente. (Renzi e Cuperlo stanno alla sinistra come i miei maroni stanno a quelli dell’Orso Yoghi, infatti se abbiamo un 40% di astensioni motivo c’è)

La destra c’era e c’è ancora, ma oggi è totalmente priva di istanze sociali.

Non vorrei dilungarmi a parlare di altre forme di opposizione, oggi abbiamo un 25% di elettori che si sforza di implementare un’opposizione che non esiste.

Tutto qui. Ed ora il supersondaggio: a questo punto, che fare?

– smettere di votare per sempre

– gettare la tv nel water (se ci passa)

– entrambe le precedenti opzioni combinate

– espatriare

– darsi fuoco

– comprare un bazooka a rate ed esercitarsi ad usarlo, magari a Forte Ratti per non dare nell’occhio.

 

baci!

 

maledetta estate…

maledetta estate.

Alzarsi già madido di sudore, raggiungere il bagno a tentoni e gettarsi sotto uno scroscio d’acqua bollente, così quando esci hai, per tre minuti esatti, la sensazione di essere in un posto fresco. Dopodichè sudi, bestemmi un’entità cui non credi e ri-sudi.

Ma è mezzogiorno? Mi sono addormentato? Non ha funzionato la sveglia?

No, caro, sono le cinque e zerosette. Ci sono 29 gradi. Il tasso d’umidità è oltre il 90%. Buona giornata. Enjoy this wonderful life! Sorridi!

z.i.o.c.a.n.e.

La moto è ancora calda dalla sera prima. Sono in braghe corte, la pelle dell’interno ginocchia, aderente al serbatoio, sguscia come dorso di trota. Infilo i guantini da MTB, senza dita, poi la “giacca dei Village People”, sorta di indumento tecnico, con protezioni per braccia, spalle e tartaruga per la schiena, ma fatto interamente di tessuto retato. In pratica nudo e protetto. Ma essere nudo nel girarrosto non è mica bello.

La spengo ad ogni semaforo, parte la ventola di continuo, scalda i piedi e le caviglie, facendo friggere la pelle. Dietro, loschi individui asseragliati in orribili scatole di metallo, con tante ruote e il clima a palla, si attaccano al clacson se non riparto subito. Ma morirete anche voi, infami!

Poi, a Sampierdarena, mi butto sulla Ligurian Highway.

Arrivo nel porto, dopo 13 km a 110 Km/h costanti, che c’è il velox. E’ come passarsi il phon sui peli del torace e delle gambe (lo faceva sempre un collega d’università, ai tempi della casa dello studente). Bellissima esperienza, per fachiri.

Entro in ufficio sudato come una bestia, dieci minuti in anticipo. Interno casco zuppo, sudore che cola ai lati del collo, scende su torace e panza e si incanala nell’ombelico, prima di defluire nella zona off-limits.

Mi fiondo ancora in doccia e poi mi posiziono in ciabatte ed accappatoio sotto il getto del condizionatore (a 26 gradi), prendo il telefono, chiedo il programma di lavoro ai miei coordinatori e inizio, con viva e pulsante gioia, un altro giornoforno.

Alle 13 smonto, rosolato dalla benefica brezza a 40° che lambisce binari e containers. Vado a prendere un panino da Mano Gialla. Mentre mangio un “salame piccante della casa con formaggio”, guardo fuori la vetrata, il mondo immerso nella calura, protetto dal mio cubo climatizzato.

Guardo e vedo lei. Donna, bionda, sulla quarantina, un leggero vestito panna che ondeggia, gonfiato dalla brezza rovente. Ferma sotto il sole, venti metri oltre il palazzo vetrato, davanti al filare di tigli smunti e sforacchiati dai bachi.

E’ ferma in quel punto da ben sei minuti, nel frattempo ho ordinato un “brie e melanzane  piccanti della casa” e scolato una weissbier da mezzo litro.

Incuriosito le passo vicino con la motocicletta sferragliante, le sfioro i capelli con la mano.

Niente.

Nemmeno l’afrore della mia ascella la ridesta.

Probabilmente è morta mentre tentava di rientrare in ufficio. Peccato, era assai leggiadra.

Rientro nel box alle 14, parcheggio il ferro rovente di fianco alla macchina tiepida, nonostante sia ferma da 2 settimane.

Coccolo con lo sguardo i miei Atomic rossi, poggiati allo scaffale.

Verranno tempi migliori…

white giver

Voglio dare il bianco, cazzarola, per una fottuta volta nella mia vita.

Voglio raschiare quella curva fino a piegare il telaio, voglio iniettare la mia rabbia folle e cieca in ogni cilindro e scaricarla alla ruota, desidero sguazzare in quella rabbia felice e catartica, che si tramuta, al volgere d’un istante, nella ferocia più buia.

Voglio essere il rullo compressore che riduce in briciole le tue idee e la tua faccia, o infame.

Voglio saltare nei fossi fino a piegare il manubrio, voglio sentire il calore nei polpacci, spilli di fatica mi tengano ore a letto, la mattina, a disertare la selva di impegni infami che divorano i miei giorni affollati, ziocane, giorni affollati di faccende da distribuire su altri giorni, altrettanto affollati.

C’è chi vive come Monaco Zen e si occupa soltanto di poche cose, principalmente di meditazione, di poche, semplici cose: lineari, immutabili, gratificanti. Vive così, non è mai stato in un ufficio, officina, azienda che produce farine animali: Lui è così, da sempre, nella mia medesima italia di sterco. Ora, con l’otto per mille, puoi anche dargli sosentamento, se vuoi.

Intanto, se non ti dispiace, riprendo a correre a perdifiato sui tappeti erbosi dell’isola di Skye, fino a vomitare i polmoni. Devo riprendere a fumare. I polmoni non mi bruciano più come una volta e vorrei sentirli bruciare e gridare: “…scoppia, maiale, scoppia nei tuoi vizi…”

Devo girare mezzo mondo, fare tutto questo tour catartico, per arrivare davanti alla tua faccia, o infame, e urlarci sopra in growl fino a vederla impallidire, perdere il sorriso ebete che ti hanno appiccicato anni di invettive su pecore belanti, voglio osservare dipanarsi il terrore più folle, la vescica non tiene e ti pisci nelle scarpe, mentre ti schiaccio all’angolo come un bagone e dalle tue budella fuoriescono i mille yogurt fagocitati alla mensa aziendale.

Ecco, ora sono più felice, faceto e propenso al dialogo.

Toh, che bella giornata, ci sono 16 gradi ma sta uscendo un raggio di sole!

In un mondo in cui quelli ‘normali’ dimenticano il bimbo in auto sotto il sole o violentano incidentalmente la nipotina dodicenne, un giorno, saremo noi folli a prendere il sopravvento.

Oggi prendo il sopravvento, ziocane.

state accuort’

flash82

Ieri sono andato a fare un giro in mountain bike con Orso Maria. Ad un certo punto le mie terga erano provate come quelle del babbuino, mi toccava pedalare solo all’inpiedi e così facevo una gran fatica. Ho quindi proposto una sosta in spiaggia.

Nuotata corroborante, telo, lettore e cuffie, in rapida successione. Avevo su Signals, ricordo quanto lo ascoltai a fine 82, epoca della sua uscita, consumai praticamente la cassetta. Ovviamente la stanchezza lasciava il posto ad un abbiocco pressoché immediato e qui partiva un lungo flash a colori vividi su quella splendida estate, i mondiali di calcio vinti dalla nazionale italiana, zoffgentilecabrini, la prima estate su una moto targata, le ragazzine con cui si limonava al fiume e i primi sbrilli dietro il muro del cimitero.

Al risveglio, dopo circa un’ora e mezza, ho urlato: Minchia!

Ricordo cose del passato che credevo ormai fagocitate nel gorgo dell’oblio!

(in realtà il mio cervello non pensa in maniera così forbita, quindi senz’altro avrò tirato giù qualche santo e via facendo)

Tranquilli, oggi le ho già nuovamente dimenticate, ho cambiato il sellino alla mtb, ne ho preso uno con lo spacco centrale “antiprostata” e le due chiappette laterali imbottite in gel, i colori del cielo hanno ripreso l’usuale tonalità “energy saving”, belli ma mai struggenti come allora. Continuo ad ascoltare la stessa roba da trent’anni, forse perchè non sento l’esigenza di qualcosa di nuovo, oggi sono in modalità vecchio nostalgico.

Loro, comunque, a sessant’anni, danno ancora il bianco. Che il Bodhisattva ce li conservi in salute.